Rigenerazione urbana: nuova tutela per quartieri storici di Roma. di Guglielmo Gattamelata

Un nuovo vincolo di tutela per villini ed edifici di pregio, pensato non solo per proteggere l’identità dei quartieri storici della Capitale ma anche per guidare il naturale processo di trasformazione della città: è la strategia di salvaguardia del paesaggio urbano che la Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio il prossimo 31 gennaio presenterà in un tavolo di lavoro istituito con Roma Capitale e Regione Lazio.

L’idea è quella di proporre uno strumento in grado di offrire una tutela graduata, che rispetti le caratteristiche storiche e tipologiche dei quartieri della città e che non vada a preservare il singolo edificio o particolari decorazioni ma interi nuclei urbani. Nello specifico il vincolo, basato sugli articoli 138 e 139 del Codice dei Beni Culturali, dovrà armonizzarsi con le norme esistenti (il Piano Territoriale Paesistico, il Piano Regolatore Generale e la Carta per la Qualità oltre ai vincoli del Mibac) al fine non di frenare, ma anzi di incentivare le trasformazioni urbane improntate alla sostenibilità, alla riqualificazione e al minore consumo di suolo, ma senza snaturare l’anima di quartieri riconoscibili proprio per le caratteristiche dei loro edifici. “La normativa promossa dalla Regione mirata alla trasformazione e alla densificazione della città, con l’intenzione di ridurre il consumo di suolo, ha di fatto aperto una nuova prospettiva di redditività, legata all’ampliamento delle cubature in alcuni edifici.

Dunque demolire e ricostruire è diventato vantaggioso. L’imbarazzo viene dal fatto che i singoli edifici intesi come bene individuo non hanno le caratteristiche per essere oggetto di tutela: ora però interi contesti urbani storicizzati e tradizionali sono a rischio”, spiega il soprintendente Francesco Prosperetti. Un’emergenza che va dunque affrontata, anche perché i tempi per l’avvio della procedura non sono brevissimi: dopo il confronto con Comune e Regione, se la strategia sarà accettata, ci vorranno circa 6 o 8 mesi perché il vincolo sia operativo. L’area pilota scelta dalla Soprintendenza su cui sperimentare questa nuova forma di tutela è il II Municipio, che comprende zone storiche come il quartiere Coppedè o il quartiere Trieste in cui tanti sono le palazzine di pregio. Una scelta quasi naturale, dopo l’allarme lanciato da associazioni e comitati di quartiere nel 2017 in seguito all’abbattimento dello storico villino di via Ticino e al rischio di demolizione di Villa Paolina di Mallinckrodt, sita in Largo XXI Aprile. Quest’ultima, nei progetti della società che l’ha acquistata, dovrebbe diventare un moderno edificio, sulla base dell’aumento di cubature rese possibili dalla nuova legislazione a livello nazionale e regionale per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio.

Proprio per evitare nuove emergenze e facili ricorsi da parte dei privati, la Soprintendenza ha elaborato il nuovo strumento dopo uno studio attento non solo dell’area campione (con una mappatura iniziata del II Municipio nell’aprile del 2017 che ha rilevato tutte le tipologie edilizie di ‘800 e ‘900, tra beni vincolati e beni di pregio architettonico storico artistico) e delle dinamiche di trasformazione urbana nel corso del tempo, ma soprattutto delle norme esistenti.

“Noi non vogliamo confliggere con le tutele già esistenti, ma è un gioco a incastri, va fatto un lavoro di armonizzazione tra il nuovo vincolo e il Piano Territoriale Paesistico e il Piano Regolatore Generale. La condivisione è già operante, anche se contiamo molto su un apporto attivo della Regione”, prosegue il Soprintendente, “la norma che riguarda il piano casa poteva essere scritta meglio, ma è altrettanto vero che il tema del consumo del suolo va affrontato. La città non può essere messa sotto una campana di vetro ma ogni trasformazione deve essere governata”.

(Fonte Ansa)