“Liberi tutti” o si salvi(n)i chi può? Nuovo emendamento al decreto sblocca-cantieri. di Maria Tomassetti

ph. milano.corriere.it

L’emendamento proposto dal Ministro dell’Interno al decreto-sblocca cantieri (D.L. 32/2019)  sembrerebbe rappresentare ad oggi la chiave di volta per sbloccare l’impasse venutosi a creare nel sistema dell’edilizia a causa del farraginoso Codice degli appalti. Il d.lgs. 50/2016 potrebbe ben presto divenire oggetto di una criogenesi normativa fino alla fine del 2020.
L’emendamento proposto lascerebbe il posto alla regolamentazione europea che dovrebbe sostituirsi a quella nazionale, senza preventivamente considerare la soglia dei 5,5 milioni di euro, al di sotto della quale la disciplina è interamente ricondotta al Codice degli appalti. Vero è che l’Autorità nazionale anticorruzione nel corso di questi quattro anni di vita del codice ha spesso spaventato gli “addetti ai lavori”, con regole stringenti e minacce di provvedimenti durissimi ma se tale emendamento dovesse essere accolto, le garanzie di sicurezza e di trasparenza sarebbero non poco messe a rischio. Le modifiche preannunciate riguardano la soglia del subappalto che passerà dal 30 al 50% – e forse scomparirà del tutto ad eccezione dei lavori più tecnologicamente complessi – l’assenza di gare per lavori fino a 200 mila euro, poteri di deroga ai commissari governativi, reintroduzione del criterio massimo del ribasso, depotenziamento delle procedure anti-mafia, aumento di stazioni appaltanti senza qualificazione.

Il destino delle imprese sembrerebbe essere scaraventato in un vortice – proprio come quello di una betoniera –e la sorte dei lavoratori, quale sarà? Ci si è sempre preoccupati di ottenere maggiore efficienza dagli investimenti economici ed anche oggi il principale obiettivo è quello di rilanciare le opere edilizie attraverso una semplificazione che rischia soprattutto di trasformare la sicurezza dei lavoratori si in un “costo”. Inoltre, ancora una volta nessun approfondimento giunge sulla tipologia di lavoro e le condizioni in cui questo è svolto. C’è ancora incertezza per chi materialmente si sottopone– e cioè gli operai dell’edilizia – all’idee sempliciste ma non di semplificazione della legislazione post-moderna, il cui lavoro, sebbene usurante, non è ancora chiaro se ricompreso nella categoria della manodopera pesante, per cui forse è possibile beneficiare dell’anticipo pensionistico, ma solo di 43 mesi raggiunti i 63 anni di vita. E se è vero che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non guasterebbe un emendamento che si occupasse veramente dei lavoratori nei cantieri.

Altro tema non oggetto di particolare attenzione è quello dello sviluppo sostenibile, molto caro in Europa meno nella nostra penisola. Superando quel rigore necessario nell’espletare le procedure autorizzative, la tutela dei beni culturali, paesaggistici ed ambientali, che costituiscono un patrimonio comune irrinunciabile, rischia di essere sottoposto ad un attacco incontrollato ed irreversibile. Il tema principale da affrontare dovrebbe essere soprattutto l’efficienza energetica ed edificare con il minor impatto ambientale infrastrutture strategiche e non “cattedrali nel deserto”. L’assenza di discussione su queste tematiche sembra averci rispedito indietro di 60 anni, nell’Italia del boom edilizio favorito da una carenza di regolamentazione che garantisse una controllata espansione, soprattutto a tutela del territorio e di chi lo abita.

Il carico di norme a garanzia della legalità, potrebbe essere “scaricato” alla prossima fermata in data 17 giugno, termine ultimo per la conversione del decreto. Soprattutto le linee guida ANAC si pongono come già superate, sebbene, il Consiglio di Stato abbia espresso un parere chiaro sostenendo che naturalmente non è possibile prevedere se il decreto verrà convertito o meno e se verrà convertito nel suo testo attuale o con modifiche, tuttavia reputa la Sezione che su alcune delle richieste formulate dall’ANAC possa essere comunque reso parere anche in considerazione del fatto che le linee guida rimarranno “in vigore o efficaci” sino alla data di entrata in vigore del regolamento in questione”.

Come sempre accade nel nostro paese il dibattito normativo pone l’attenzione principale su problematiche di carattere politico piuttosto che sull’esigenza di individuare una normativa che si ispiri a principi di flessibilità, differenziazione e visione strategica. Ancora una volta lo stato dell’arte presenta una situazione di incertezza ed il rischio che si passi repentinamente dal caos della legge alla legge del caos, il cui disordine venutosi a creare sarà ristabilito tra qualche anno da un deus ex machina chiamato condono edilizio.