Presentazione a Roma del Quarto Rapporto sulle città “il governo debole delle economie urbane” di Urban@it – di Lorenzo De Poli

L’andamento dell’economia nazionale è sempre più connesso ai sistemi economici urbani. Nel XXI secolo il motore della crescita economica sono le città, sempre più rilevanti «come fonte delle tre economie urbane di agglomerazione: il matching, cioè la relazione fra la domanda e l’offerta di lavoro, in particolare qualificato; lo sharing, cioè la condivisione di fattori produttivi come le infrastrutture con rilevanti economie di scala e maggiore efficienza; il learning, cioè processi di apprendimento reciproco tra le persone che vivono e lavorano in stato di prossimit๻.
Proprio in Italia i sistemi locali del lavoro urbani realizzano metà del valore aggiunto dell’industria e dei servizi di mercato non finanziari. Ciò nonostante, il contributo delle grandi agglomerazioni urbane all’economica nazionale è inferiore rispetto a quello di altri paesi avanzati.

Le città e le reti di economie urbane quindi,  questi i temi al centro del Quarto Rapporto sulle città il governo debole delle economie urbane stilato da Urban@it, Centro Nazionale di studi per le politiche urbane, e presentato ieri presso la Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato.

Il rapporto ha messo in luce i limiti cui le città italiane sono sottoposte: sottosviluppo delle attività di servizio rispetto alle attività manifatturiere; mancanza di infrastrutture tra le aree urbane (soprattutto al Sud); scarsi investimenti pubblici; bassa concentrazione di laureati rispetto alle altre città europee; bassi premi salariali per i lavoratori urbani; fuga dei lavoratori all’estero; aumento dei prezzi degli immobili urbani con conseguente aumento del raggio di pendolarismo; mobilità perlopiù basata sull’automobile.
Un’analisi che registra un governo debole, per l’appunto, delle economie urbane, tanto più aggravato da forme molteplici di abbandono: dall’assenza di politiche industriali e di sviluppo che hanno incentivato fenomeni di delocalizzazione, allo spopolamento di aree interne. Si assiste altresì, a forme di iperconcentrazione e sfruttamento incontrollato di risorse: si pensi, ad esempio, ai centri storici presi d’assalto dal turismo mordi e fuggi. A questo si aggiunge un graduale processo di depolitizzazione dell’azione pubblica, che ha lasciato sempre più spazio all’intervento di attori privati.

Secondo lo studio, a decretare il fallimento delle regolazioni pubbliche locali ha contribuito l’intricato sistema di regole istituzionali e di politiche sovralocali da cui dipendono le risorse finanziarie, ma anche la stessa delegittimazione del ruolo pubblico nei processi decisionali. A tal fine si propone l’introduzione di una cabina di regia «entro cui lo Stato e le città metropolitane italiane possano maturare congiuntamente gli indirizzi programmatici e le politiche urbane che abbiano una rilevanza nazionale e, soprattutto, europea.²». Infine, altro elemento determinante della inefficienza dell’azione pubblico è la non disponibilità di risorse cognitive ovvero l’assenza di idee utili a decifrare i problemi delle città.

Oltre ad evidenziare tali criticità, il rapporto indica concretamente possibili soluzioni per risolvere i problemi e le sfide in atto: emerge, tra le tante, l’urgenza di maggiori investimenti in infrastrutture e servizi di connessione tra le città del Sud, di regolazione dei mercati e di politiche settoriali.

All’evento, presentato dai curatori del rapporto, Ernesto d’Albergo, Daniela De Leo e Gianfranco Viesti, hanno preso parte, oltre alla presidente, Sen. Vilma Moronese (M5S), alcuni membri della Commissione Territorio e Ambiente del Senato, Sen. Andrea Ferrazzi (PD) e Sen. Luca Briziarelli (Lega). Dal loro intervento, è emersa la volontà di intervenire con una normativa in materia di consumo dei suoli e rigenerazione urbana.

L’augurio è che le soluzioni auspicate nel rapporto possano trovare concreta attuazione. In effetti, come scriveva H.Lefebvre, la città è la”proiezione della società sul territorio”; comprenderne la crisi significa definire i bisogni e le rivendicazioni degli abitanti e, ancor di più, fornire strumenti utili per rilanciare la crescita economica del paese.

 

[¹] Urban@it, Quarto Rapporto sulle città – Il governo debole delle economie urbane, Il Mulino, 2019.

[²] Ibidem.

[³] H.Lefebvre, Il diritto alla città, Ombre Corte, 2013.

 

Lorenzo De Poli