Ma che cos’è questo regionalismo differenziato di cui tanto si parla? Vogliamo documentarci un pò?

di 29 Gennaio 2019 Articoli, Rivista

Mauro Calise

da “Il Mattino” del 28 1 2019

A occhi bendati verso la disunità d’Italia

 

Gli italiani, senza accorgersene, stanno scivolando verso il divorzio. La più antica e pericolosa delle fratture, quella tra Nord e Sud, si è riaccesa e sta per trasformarsi in un incendio incontrollabile. I precedenti li conosciamo. Sono vent’anni che il divario economico ha ripreso ad accentuarsi, la disoccupazione è aumentata vertiginosamente, i livelli di povertà così diffusi da venire considerati ormai endemici. Col risultato che abbiamo visto alle elezioni: con un mix di disperazione e di rabbia, al limite della ribellione, il Mezzogiorno ha votato in maggioranza per un partito che non aveva legami e compromissioni col passato. E aveva nel suo programma, al primo posto, la lotta alla miseria nera. Questo quadro, già molto preoccupante, minaccia ora di esplodere una volta che saranno decisi i contenuti della cosiddetta «autonomia differenziata», l’applicazione normativa che regolerà competenze e finanze di tre regioni – Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna – che hanno chiesto di gestire in proprio – e con i soldi delle proprie tasse – un numero crescente di poteri.

Finora questo evento è passato sottotraccia. Mentre i giornali e i social sono intasati dalle performance di Salvini impegnato a sfidare qualche drappello di migranti, la spaccatura tra ricchi e poveri resta confinata alle scommesse su se e quando funzioneranno i centri per l’impiego che dovrebbero elargire il reddito di cittadinanza. E al cuneo apertosi nel governo tra i grillini che vorrebbero accelerare e i leghisti che storcono il naso. Si parla invece, pochissimo e male, delle scelte che a breve, anzi a brevissimo, potrebbero sancire la fine dell’Italia come comunità unita. L’appello lanciato dall’economista Viesti a fermare «la secessione dei ricchi» non riesce a bucare il dibattito politico. Mentre va avanti una trattativa tra il governo e le tre regioni capofila (altre se ne stanno aggiungendo) che rischia di esautorare completamente il parlamento. E di farci svegliare, in primavera, con la disunità d’Italia. Come è possibile? Come si spiega questo silenzio devastante?

La risposta è – tragicamente – semplice. Il grimaldello spaccapaese attivato coi referendum dell’Ottobre del 2017 ha scavato un solco trasversale nelle coscienze di chi ha la fortuna di abitare nelle regioni più agiate. Tutti, nessuno escluso. Dagli imprenditori ai sindacati, dagli insegnanti agli studenti, dai malati ai precari è diventata senso comune l’idea di tenersi strette le tasse del proprio lavoro, e di gestirsele in proprio. La separazione che Bossi aveva invocato per anni come manifesto ideologico raccogliendo una manciata di consensi è diventata ben più appetibile una volta che i rischi e l’avventura di una secessione politica sono stati sostituiti con la pacchia di togliere al Sud le risorse che lo Stato gli destinava. Così, lo Stato resterebbe in piedi. Ma privo dei principi fondativi di solidarietà territoriale che sanciscono l’uguaglianza di diritti di ogni cittadino indipendentemente da dove è nato o risiede, diventerebbe uno stato fantoccio.

Al punto cui siamo arrivati, l’unica via d’uscita – se esiste – riguarda i partiti politici. La Lega – coerentemente – marcerà unita come una falange sulla strada che da anni ha tracciato. Il vecchio Pd si è già schierato – prima in Emilia, e oggi a seguire sembrerebbe anche in Piemonte e nelle ex-regioni rosse – a difesa dei privilegi di quel che resta del proprio elettorato. C’è da sperare che il nuovo partito che dovrebbe nascere al Congresso trovi il coraggio di cambiare rotta. Ma certo non sarà facile. Al momento, le sole carte decisive per fermare questa deriva sono in mano ai Cinquestelle. Possono lavarsene le mani, fingendo che la partita per i Sud si gioca sull’elargizione dei sussidi. Ma sull’autonomia differenziata c’è in ballo molto di più. Una volta che sarà sancito il principio che ogni regione deve spicciarsela da sola, sarà impossibile portare avanti qualunque seria politica di contrasto al divario tra le due aree del paese. E i Cinquestelle avranno perso l’occasione di dimostrare che l’unico modo per fare gli interessi del Sud è fare quelli della Nazione.

 

SG-DirReg Articolo del Prof Silvio Gambino

Viesti.secessione.Articolo del Prof Gianfranco Viesti