La vittoria di Pirro delle Sezioni Unite di annullamento della sentenza n. 18 del 2021 del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari, di Fabio Cusano

Molto rumore per nulla in merito alla sentenza a sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione n. 32559 del 23 novembre 2023. La Corte ha annullato la sentenza n. 18/2021 del Consiglio di Stato solo per una ragione procedurale, cioè per aver ritenuto inammissibile l’intervento in giudizio del Sindacato Italiano Balneari (SIB) a sostegno del gestore di uno stabilimento balneare in Puglia. La Suprema Corte non ha espresso alcuna valutazione circa la legittimità delle proroghe automatiche e l’applicazione alle concessioni balneari della c.d. Direttiva Bolkestein (123/2006) che prevede l’obbligo della messa a gara. 

Anzi, annullata la sentenza del Consiglio di Stato, la Cassazione ha chiarito che spetterà a quest’ultimo “pronunciarsi nuovamente, anche alla luce delle sopravvenienze legislative”. Il riferimento è alle leggi più recenti che hanno disposto un’ulteriore proroga a fine 2024 delle concessioni scadute e hanno vietato ai Comuni di pubblicare nelle more i bandi di gara (leggi n. 118/2022 e 14/2023).

In realtà, il Consiglio di Stato ha già dichiarato illegittima l’ultima proroga per legge (VI sez., 1 marzo 2023, n. 2192); pertanto, la probabilità di un ripensamento è pressoché nulla.

Ciò tanto più che, da un lato, la Corte di Giustizia lo scorso aprile ha ribadito l’obbligo di applicare la Direttiva Bolkestein alle concessioni balneari (Sez. III, sentenza 20 aprile 2023, in causa C-348/22); dall’altro, lo scorso 16 novembre la Commissione Europea ha diffidato formalmente lo Stato italiano a conformarsi entro due mesi, prefigurando un ricorso alla Corte di Giustizia dell’UE per accertare la violazione degli obblighi nascenti dai Trattati.